Banksy?

Img-post-blog-11L’immagine ti colpisce subito, il messaggio un po’ dopo.

Sembra un’opera di Banksy, il più famoso e misterioso artista da strada e mi piace pensare che sia così, che sia passato dal Castello di San Vigilio a Bergamo e abbia lasciato una sua opera.

Il cartello in mano all’uomo disegnato sul muro recita: “Però io sono libero.” A terra, sulla sua sinistra c’è qualcosa che potrebbe essere un piattino.

Le opere d’arte hanno la peculiarità di far riflettere i fruitori, ma i pensieri che provocano dipendono dall’interpretazione dei singoli. Ci sono varie domande che possono nascere nella mente di chi vede l’uomo in bianco e nero sul muro con una dichiarazione di libertà in mano. Una potrebbe essere: “Cos’è la libertà?”

Forse, quand’era nuovo, il disegno non aveva l’effetto che l’usura gli conferisce oggi. L’immagine umana sta sbiadendo, e anche se il cartello dà l’impressione che resisterà un po’ di più, la dichiarazione di libertà se ne sta andando, consumata dal tempo. Ed ecco che l’uomo sul muro diventa, ogni giorno di più, un mendicante che si ostina a professarsi libero, uno dei tanti soggetti che si mimetizzano nelle città.

E allora la risposta a “cos’è la libertà” diventa meno stringente, basta aspettare e la provocazione si scrosterà dal muro. Una risposta si può sempre rimandare, soprattutto quella alla domanda più scomoda: “E io?”