IL TERNARIO SACRO

Molti umani credono che la vita si svolga secondo un plot scritto dal destino ma poi, difficilmente, si rassegnano al ruolo loro assegnato.

Uno dei grandi mali del nostro tempo, iniziato nell’era dei lumi, quando si presero tante lucciole per lanterne, è l’interpretazione distorta lasciata in eredità da Louis Claude de Saint Martin –il filosofo ignoto- autore del ternario sacro “Libertà, ugualità e fraternità”. Saint Martin era dedito agli studi esoterici e alla massoneria, nulla di raro in quei giorni e neppure illegale, solo che la frequentazione di circoli massonici conduce, necessariamente, a giri mentali autoreferenziali. Dunque, il ternario –sacro alla massoneria– diventa un motto che ancora si presta alle interpretazioni più varie assumendo il valore di ideologia rispettosa dei diritti dell’uomo.

Ai giorni nostri si traduce con diritto di fare quel che si vuole, senza competenza e livellando le gerarchie. Certo, può essere una scelta, ma perché sia democratica occorre che sia prima compreso l’oggetto del contendere.

Libertà è un concetto vago, definibile solo rispetto al suo contrario, schiavitù o prigionia. Non siamo mai totalmente liberi, per il semplice motivo che viviamo in società e la nostra libertà termina dove inizia quella dell’altro.

L’asserzione di essere tutti uguali elimina le differenze e riduce il problema di dover gestire le esigenze di minoranze che, per essere riconosciute tali, devono godere dello status di ‘diverso’. Molto meglio sarebbe il termine egualitario, anche riferito al rapporto maschi e femmine: non siamo uguali.

La fraternità è un concetto frainteso, confuso con la fratellanza e il diritto universale a dare del tu a chiunque. La fraternità è invece ciò di cui l’Europa ha bisogno in questo momento: un supporto reciproco sulla base delle singole necessità e capacità di aiuto, in vista del benessere comune.

La modernità ha fatto suo il motto di Saint Martin per come uscì dalla rivoluzione francese, grondante di sangue e arrivismo sociale lasciando in mano alle masse l’arma letale del populismo.