LA STORIA TRA LA GENTE

Il 16° Reggimento Treviso 1797 Serenissima Repubblica di San Marco

 

Nei romanzi storici cerco sempre di fare divulgazione dell’informazione per rendere la conoscenza accessibile anche a chi non si occupa molto di storia. Dando per assodato che la conoscenza della storia è importante per la comprensione del presente, possiamo sostenere che conoscere le nostre radici sia un modo per raggiungere un certo benessere psicofisico.

Lo scrittore di romanzi storici sa che non basta allineare una serie di dati per mettere in scena la storia, serve altresì – e forse molto di più – la capacità di ambientazione e caratterizzazione dei personaggi perché sono loro che, tra le pagine, raccontano il passato. Questo meccanismo è stato compreso anche da chi fa rievocazioni storiche, chi in abiti caratteristici dei secoli passati, diffonde –con risultati eccellenti– la storia tra la gente.

Ne ho conosciuti diversi, ma un gruppo in particolare ha catturato la mia attenzione, una compagnia di veneti che ha fatto della rievocazione una missione e trovato il modo di raccontare la storia veneziana come, e meglio, di qualsiasi libro o documento storiografico.

Loro sono l’associazione storico identitaria 16° Reggimento Treviso 1797 Serenissima Repubblica di San Marco; dove passano, sollevano ondate di entusiasmo e sentimenti identitari dal forte carattere emotivo. La pedagogia c’insegna, e le neuroscienze confermano, che le emozioni veicolano l’apprendimento, tengono alta l’attenzione e creano gli agganci necessari per l’allocazione di informazioni nella memoria e il loro recupero.

Dobbiamo riconoscere ai gruppi storico identitari un grande potenziale educativo; l’appello a un’identità comune, etnica o storica, crea un terreno fertile dentro il quale crescono sentimenti di appartenenza al territorio e a un passato condiviso. Per questo occorre che i leader delle associazioni di questo tipo siano equilibrati e consapevoli dello strumento potente che manovrano.

I leader del 16° Reggimento Treviso 1797 sono fondamentalmente due e –a colpo d’occhio– si rileva la loro consapevolezza ma, per verificare l’equilibrio occorre conoscerli meglio poiché, quando sono in azione, diventano fuochi d’artificio.

Lui è Luciano Dorella, in arte Johann Matthias von  der Schulenburg con un carisma e una voce potenti, entrambi impiegati per comandare la replica di un reggimento pienamente equipaggiato di armi leggere e pesanti, dotato di uniformi perfettamente rifacenti quelle antiche, costituito da diverse decine di uomini sempre pronti a intervenire a sfilate ed eventi di vario tipo.

Lei è Elisabetta Bonazza, un vulcano prodotto dalla terra veneta, in arte Giustina Renier Michiel e contraltare all’impronta decisamente maschilista dell’associazione. Certo, ci sono anche donne nell’associazione, le “vivandiere”, che partecipano agli eventi restando un po’ in secondo piano rispetto alla marzialità degli uomini armati, ma il loro rispetto del ruolo assegnato alle donne nel Settecento, rende il tutto ancora più verosimile. Giustina invece non si lascia imbrigliare, neppure per amor di finzione, e domina la scena con mirabili pezzi teatrali, monologhi e poesie. Quando gli uomini sono fermi e le armi si raffreddano, lei scalda gli animi degli spettatori declamando la storia in versi, rigorosamente in lingua veneta, e con un’enfasi che fa concorrenza alle salve dei fucilieri. Sono la sua arte recitativa e la sua capacità di trascinare la gente, che rideterminano gli equilibri tra maschile e femminile; è una donna che racconta le gesta degli eroi, facendo diventare l’elemento narrazione quasi più importante della storia stessa.

Ho avuto il piacere di fare presentazioni del mio romanzo storico “Per Cristo e Venezia” ed. Il Prato Publishing House con loro e spero, un giorno, di poter presentare anche “Melusine, la favorita del re” ed. La Tartaruga/La Nave di Teseo, la storia della sorella del feldmaresciallo che fece in modo di inviare una dozzina di navi inglesi a Corfù nel momento del bisogno. Era intelligente e istruita, non era bella ma questo non le impedì di conquistare un trono. Chissà, forse anche lei troverà uno spazio tra le memorie del 16° Reggimento, magari dentro una lunga gonna da vivandiera che vibra all’urlo del comandante: “Par tera e par mar…